Ristorante del Laurin
Bossolà Ricette dell'Unità lombardia
“Magnifica Patria» era l’appellativo del territorio che nel Medioevo faceva capo a Salò, «figlia primogenita della Serenissima », com’era riconosciuta da Venezia. Questo, per dire di uno stato di privilegio che non venne confermato né da Napoleone, né tanto meno dagli Asburgo. Anzi, il peso del giogo straniero si fece ancora più pesante dopo i fatti del 1848, che videro Salò affiancarsi a Brescia nella ribellione. Non stupisce allora che dieci anni dopo, nei giorni fatidici della battaglia di Solferino e San Martino, i salodiani si siano distinti sul campo e nell’assistenza dei caduti di uno dei più sanguinosi scontri armati della storia moderna. Non era finita, tuttavia, perché all’arrivo di Garibaldi, salutato come «atleta di libertà», seguì il bombardamento navale dell’abitato da parte di un piroscafo austriaco. A suggello della fine delle ostilità, nel 1860, il sospirato riconoscimento dello status di città, che avviava Salò a nuova vita. A ricordare il giubilo di quel momento, ecco questo ‘bossolà’ – dal latino ‘buccella’, boccone, – appartenente alla numerosa famiglia di ciambelle che hanno nel celebre buccellato di Lucca il baricentro tra i ‘vuccidati’ siciliani e i ‘bussolani’ veneti.
La simbologia di questi dolci è per lo più legata alla Pasqua, rimandando alla corona del redentore – di spine durante la Passione, di gloria alla Resurrezione, – ma nulla osta all’interpretazione laica dell’unità della famiglia attorno al desco festivo e per estensione dell’Unità con la maiuscola, nel centocinquantesimo dell’Italia.
Ingredienti
250 g di farina bianca
100 g di fecola di patate
150 g di zucchero
150 g di burro
3 uova
1 bustina di lievito per dolci
1 limone
Preparazione
È un dolce semplicissimo, che sul Garda tuttavia s’inorgoglisce per via degli agrumi lacustri: occorre montare il burro con lo zucchero e, continuando a mescolare, aggiungere i tuorli d’uovo, la farina bianca, la fecola, la scorza grattugiata del limone e il contenuto della bustina di lievito. Poi bisogna montare a neve gli albumi e incorporarli all’impasto delicatamente, di modo che il volume resti ben sostenuto. Infine, imburrare uno stampo da ciambelle e spolverarlo di farina, versare il composto e passare in forno preriscaldato a 160 gradi per quaranta minuti circa.
Vino consigliato: Recioto di Soave Docg
Ristorante
Ristorante del Laurin
della Famiglia Rossi
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